Alcuni aspetti che leggiamo nelle ricostruzioni della triste morte del quindicenne afghano hanno destato la nostra attenzione
Abbiamo sentito alcuni nostri contatti in alta valle, anche loro hanno confermato i nostri interrogativi.
Ullah è partito solo dall’Afghanistan ed è riuscito ad arrivare in alta Val di Susa dopo un viaggio di 6.000 chilometri. Tutto si può dire tranne che fosse uno sprovveduto.
Il “tam tam” di notizie tra le persone migranti è incessante, eppure Ullah stava viaggiando su un percorso non usuale. Il viaggiare su percorsi non “certi” (sebbene purtroppo tutt’altro che sicuri ai fini del viaggio), non battuti da altri, su cui non ci sono notizie “tam tam”, espone la persona migrante a moltissime incognite.
Inoltre la presunta “impossibilità” di viaggiare su un treno senza green pass, desta anche questo, in tutta franchezza, qualche perplessità, benché i treni diretti a Bardonecchia siano più controllati.
Desta perplessità anche che un ragazzo sano, verosimilmente lucido, con grande esperienza nel muoversi, sia finito accidentalmente sotto un treno.
Nelle ricostruzioni leggiamo che Ullah, sulla base dei suoi racconti, era già finito in mano ai passeur.
Ineludibile una premessa di fondo: che un migrante, minore non accompagnato, sia respinto alle frontiere in aperta violazione al Diritto internazionale e non sia condotto attraverso canali legali alla Stato di destinazione da lui scelto, è qualcosa che travalica ogni senso. Qualcosa che, non esitiamo a dirlo, attiene alla follia.
Questa gestione europea delle migrazioni, letteralmente kafkiana, fatta sulla pelle delle persone, favorisce il proliferare di coloro che ignobilmente lucrano sulla disperazione: i passeur, sempre più attivi in Italia, ovviamente soprattutto sulla frontiera francese.
E’ cronaca recente l’arresto di un passeur proprio a Salbertrand.
Sulla base di ciò la vicenda di Ullah desta molti interrogativi, soprattutto in coloro che assistono e ben conoscono le persone migranti.
Una cosa è certa: un ragazzo di 15 anni morto su una ferrovia merita giustizia, ovvero indagini approfondite. Molto potremmo imparare da questa vicenda, molto si potrebbe fare affinché le persone migranti non siano più costrette mettere a rischio la propria vita nel viaggiare verso la propria meta.