Milano Sud, centro sociale Zam, capolinea della metropolitana, a pochi passi la campagna e le risaie.
Ieri c’erano un centinaio di persone, soprattutto giovani, a partecipare alla due giorni antifascista per la quale era stata montata una grandissima tenda, in parte anche riscaldata. Un’ottima organizzazione.
Alle 19, dopo un pomeriggio di interventi sulle pratiche antifasciste a Milano e altrove, tutti e tutte ad ascoltare il racconto dei tre operai della GKN di Campi Bisenzio, membri del collettivo di fabbrica.
Stanno girando come trottole, in lungo e in largo per il bel paese. Francesco Iorio racconta che oggi sono qui, domani in una scuola, poi nel pomeriggio a Vicenza, nel frattempo Dario (che intervistammo sei mesi fa) è a Torino. Nei prossimi giorni toccheranno anche la Sicilia.
L’obbiettivo ultimo è invertire la logica di un sistema che oltre a distruggere il pianeta, sfrutta i lavoratori e le lavoratrici, usa e getta persone e ambiente. Ma nell’immediato bisogna fare tutto il possibile perché il 26 di marzo a Firenze la piazza sia così piena da non riuscire a entrarci.
Ascolto Francesco. Hanno assunto in toto la lotta: le parole, gli interventi, sono diventate la loro “produzione”. I vecchi turni di lavoro sono diventati i nuovi turni per presidiare la fabbrica, per andare in giro a raccontare. Hanno imparato molto, hanno faticato a trasformarsi in oratori, ma la loro lotta viene da lontano. Avevano già capito nel 2018 che l’arrivo di una finanziaria lasciava presagire il peggio e così hanno preparato al meglio il terreno con incontri, solidarietà, reti.
Come fossero una “protezione civile” per operai ed operaie, in attesa dell’evento temuto, possibile, che si è verificato come si aspettavano. “Ci sono anche gli impiegati con voi?” “Si – mi dice – hanno capito che o ce la facciamo tutti o non si salva nessuno. Al momento siamo in cassa integrazione, prendiamo circa mille euro al mese, non è facile.” Quando chiedo come va con le famiglie capisco che tocco un tasto debole: “Ognuno ha la sua situazione, ci vuole forza, c’è chi è più sostenuto in casa, chi meno, ma per ora siamo uniti e andiamo avanti, sostenendoci.” Il sindacato? “Anche il sindacato più vicino fatica con noi, l’autonomia del collettivo di fabbrica, nelle nostre decisioni, non si discute. Decidiamo in basso, questo è sicuro.”
“Abbiamo conosciuto moltissime lotte in Italia e faremo in modo che il 26 marzo a Firenze dal palco possano intervenire tutte e tutti. Non è solo una lotta nostra, anzi, vogliamo che sia condivisa. Ci siamo coordinati bene anche con i giovani che lottano per difendere l’ambiente e il pianeta. Fridays For Future manifesterà il giorno prima, venerdì 25 e noi chiediamo a tutti e tutte di essere in entrambe le piazze”.
“Abbiamo fatto un progetto di riconversione bellissimo con l’università, potremmo essere davvero il futuro. Certo chi ‘ci piglia’ sa che ci siamo anche noi e abbiamo dato una dimostrazione di grande forza e determinazione, ma cosa potevamo fare? Permettere che ci addormentassero e poi cancellassero come hanno fatto in centinaia di altri posti, lasciando il deserto? Noi resistiamo.”
“Cosa manca per farcela?” gli chiedo. “Una cosa sola: la volontà politica” risponde.
Francesco ha addosso solo una felpa, cala la sera. “Non prendere freddo!” gli dico. “Oramai ci sono abituato, non lo sento nemmeno.”
Lo ringrazio, ci vediamo presto. Tutti e tutte a Firenze sabato 26 marzo.
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