Previsto per metà maggio lo stop delle lezioni nella scuola Mazì. L’organizzazione continuerà a vigilare sul rispetto dei diritti umani nell’isola e ha avviato le analisi dei bisogni per il possibile spostamento del progetto educativo nella Grecia continentale.
Ultima settimana di lezioni a Mazì, la prima scuola di emergenza e riabilitazione aperta da Still I Rise nel 2018 sull’isola di Samos, in Grecia: il 13 maggio le attività educative si fermeranno e inizierà il processo di analisi dei bisogni educativi nella parte continentale del Paese.
“Con la nostra denuncia penale nel 2019 siamo riusciti a galvanizzare l’attenzione pubblica e mediatica, contribuendo nel 2020 al ricollocamento dell’allora manager dell’hotspot e nel 2021 alla chiusura della stessa struttura di accoglienza. Alla fine del 2021, dopo quattro anni di assiduo lavoro, siamo riusciti a iscrivere tutti i nostri studenti alla scuola pubblica, rendendo così il servizio di Mazì finalmente superfluo”, spiega Nicolò Govoni, Direttore Esecutivo di Still I Rise. “È sempre stato e sempre sarà questo l’obiettivo principe di Still I Rise: emancipare le persone che supportiamo, anche e soprattutto dal nostro servizio. Solo così sapremo di aver davvero completato una missione. E per la prima volta dal 2018, ci siamo riusciti”.
“A Samos, però, non tutti i problemi sono stati risolti: il nuovo campo chiuso e controllato desta non poche preoccupazioni circa il regime di detenzione che adulti e ragazzi devono subire. Siamo costantemente vigili su questo versante: attraverso il nostro dipartimento Advocacy, continueremo a tenere sempre i riflettori puntati per denunciare il mancato rispetto dei diritti umani”, aggiunge Giulia Cicoli, Direttrice Advocacy.
Still I Rise ha intanto avviato un’analisi di valutazione dei bisogni per individuare nel corso dei prossimi mesi il luogo in cui potrebbe sorgere la nuova sede di Mazì nella zona continentale della Grecia. “Ci sono molte zone nel Paese in cui l’emergenza educativa per ragazzi e ragazze rifugiati è preoccupante e per i quali la nostra esperienza e il metodo educativo che offriamo potrebbero avere un impatto significativo”, conclude Giulia Cicoli.
LE ATTIVITÀ DI STILL I RISE SULL’ISOLA DI SAMOS
Mazì è la prima scuola di emergenza e riabilitazione di Still I Rise, avviata nel 2018 a Samos, in Grecia, per rispondere a un vuoto di sistema: non esisteva infatti nessun servizio educativo pensato per bambini e adolescenti profughi nella fascia di età 11-17, presenti nell’hotspot dell’isola. Nessuno di questi minori aveva possibilità di accesso e inserimento nella scuola pubblica greca, risultando pertanto fuori da ogni percorso educativo per periodi che variavano dai 6 mesi ai 2 anni – tempo di permanenza medio nel RIC di Samos.
L’approccio della scuola avviata da Still I Rise è stato sin da subito olistico: non solo lezioni in classe, ma anche distribuzioni di cibo, kit igienici, vestiti, oltre a supporto psico-sociale e medico. Dal 2018 al 2022 sono stati accolti a Mazì 1.500 studenti e studentesse, distribuiti 137.000 pasti, garantite 22.000 ore di lezione e 16.480 ore di supporto psico-sociale.
Still I Rise è stata inoltre in prima linea nella denuncia delle violazioni dei diritti umani ai danni dei minori non accompagnati nell’hotspot di Samos: ha presentato alle Procure di Samos e di Roma una causa penale contro la direzione del campo, ottenuto 4 interrogazioni parlamentari (tre al Parlamento Europeo, una al Parlamento Italiano) e coinvolto direttamente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che – tra fine 2019 e inizio 2020 – ha decretato l’immediato trasferimento in un luogo sicuro di 12 minori non accompagnati. Si è trattato di una decisione senza precedenti per l’isola di Samos: la Corte di fatto ha riconosciuto la concreta possibilità di violazione dell’art. 3 della Convenzione, che sancisce il divieto di tortura e di trattamenti degradanti. Poco tempo dopo, la manager del RIC di Samos è stata trasferita ad altro incarico.
Le condizioni di vita però non sono migliorate e l’organizzazione ha continuato a denunciare le pessime condizioni a cui erano costretti i richiedenti asilo anche durante il periodo della pandemia, tenendo accesi i riflettori sulle continue situazioni di violazione dei diritti umani e di respingimenti dei profughi da parte delle autorità.
L’apertura del nuovo Centro Chiuso ad Accesso Controllato, isolato e lontano dalla città di Vathi, ha creato nuove criticità per i richiedenti asilo, che si trovano di fatto in un regime di detenzione senza aver commesso alcun reato: con la chiusura del vecchio hotspot e il trasferimento delle persone nel nuovo campo, Still I Rise è rimasta per mesi sull’isola a vigilare sulle nuove condizioni di vita degli studenti rimasti, che intanto sono riusciti ad accedere alla scuola pubblica greca. Nonostante lo stop alle attività educative, l’organizzazione rimarrà presente in Grecia per continuare le sue battaglie in difesa dei diritti umani dei profughi e migranti.