Si è concluso venerdì 6 maggio il Festival dei Diritti Umani, che quest’anno ha scelto come focus tematico il “diritto alla salute”. Arrivato alla sua settima edizione, il Festival dei Diritti Umani ha raggiunto oltre 9.290 spettatori; ha coinvolto 3.640 studenti nell’AS 2021/22, che hanno realizzato 42 podcast; ha accolto più di 80 ospiti e proiettato 13 film e progetti fotografici.
All’evento di apertura – martedì 3 maggio presso l’Acquario Civico di Milano, con un omaggio a Silvio Garattini – si sono susseguite, in diretta dal Circolo Arci Bellezza, tre giornate all’insegna di interviste, approfondimenti, progetti fotografici, film e documentari per dimostrare che il diritto alla salute è un processo trasversale e come la pandemia abbia evidenziato la nostra interdipendenza con gli altri e con l’ecosistema: perché la salute riguarda la lotta alla fame e alla povertà; dipende dall’acqua pulita e accessibile; dalla lotta al cambiamento climatico; si fonda su luoghi di lavoro salubri e salari dignitosi; sulla pace e la giustizia.
Anche quest’anno, grazie alla programmazione quotidiana divisa per sezioni e a una molteplicità di linguaggi utilizzati, il Festival dei Diritti Umani è riuscito a far luce su diversi aspetti del diritto alla salute , grazie al contributo dei numerosi ospiti – da Alberto Cairo, delegato del Comitato Internazionale della Croce Rossa in Afghanistan, all’attivista e ambientalista indiana Vandana Shiva; dalla presidente di Emergency Rossella Miccio, al Vicedirettore Generale e Consigliere Speciale del Direttore Generale della FAO Maurizio Martina – si è parlato in modo propositivo di una società che dovrebbe essere basata sui diritti umani, che devono valere per tutti. Altrimenti, come direbbe Gino Strada, diventano privilegi.
“Il diritto alla salute è minacciato dalla guerra, dalle disuguaglianze crescenti, dall’atteggiamento antiscientifico e, non da ultimo, dalla ricerca del profitto ad ogni costo. Speculare sulle malattie è particolarmente spregevole. Fortunatamente questa 7° edizione del Festival dei Diritti Umani ha chiarito che sono in molti a contestare questo stato di cose, a prendersi cura delle persone, a cercare di dare regole a chi insegue solo il proprio tornaconto. Molto resta da fare, ma la partecipazione intensa e appassionata delle migliaia di giovani al nostro festival ci fa ben sperare.” Questo il commento di Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani.
Si è discusso anche del rapporto tra guerra e salute. Il finale della settima edizione è stato dedicato alla riflessione sui contraccolpi che il conflitto russo-ucraino provoca sui diritti, sulla democrazia e sui linguaggi, tra gli altri con: Nello Scavo, inviato di Avvenire; Cecilia Strada, responsabile comunicazione di ResQ; Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia; Francesco Vignarca, coordinatore campagne Rete Italiana Pace e Disarmo; Giorgia Serughetti, filosofa politica; Alessandro Gilioli, direttore Radio Popolare; Marco Chiesara, presidente di WeWorld; Azzurra Meringolo Scarfoglio, inviata radio Rai; Stefania Battistini, inviata Tg1.
“C’è un’idealizzazione della vittima che trovo problematica, perché prendendo quella posizione si apre la porta al risultato opposto. La difesa delle vittime non può dipendere dalle loro qualità morali” afferma Cecilia Strada. “Non c’è bisogno di dipingere Zelensky come Ghandi e non c’è alcun bisogno di negare le contraddizioni di un Paese per continuare a stare dalla parte dell’Ucraina e affermare che quella in atto è una guerra d’aggressione”.
Secondo Nello Scavo: “È difficile per un giornalista, in una situazione come quella in Ucraina, lavorare con distacco emotivo, perché bisogna ricordarsi che quando le bombe cadono, le nostre emozioni ci condizionano. Abbiamo la responsabilità nel nostro racconto di stabilire una serie di principi: non sento la necessità di dovermi arruolare da una parte o dall’altra, anche se, forse, sarebbe più facile. E allo stesso tempo non si devono idealizzare le vittime: quando ho visto i corpi nelle fosse comuni, non so che storia avessero alle spalle: sapevo solo che non dovevano essere lì.
Per Azzurra Meringolo Scarfoglio, inviata radio Rai, “è stato evidente dall’inizio del conflitto che la verità è la prima grande vittima di ogni guerra. E in una guerra come questa, che si combatte anche sul fronte della propaganda, la difficoltà sta anche nel monitorare il flusso di notizie, sia per quantità che per qualità: c’è il volto della resistenza, del collaborazionismo, della guerra d’informazione. È un racconto complesso che rischia di appiattirsi nella cronaca quotidiana del numero di missili lanciati dalla contraerea”.
Il Festival dei Diritti Umani è stato sostenuto dal patrocinio del Comune di Milano, Rai per il Sociale, SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e Amnesty International Italia.