È davvero così feroce la realtà che abitiamo? Il clima di emergenza che viviamo costantemente è contrappunto della società che abitiamo o indotto da una comunicazione polarizzata? Come ci stiamo abituando a ricevere e dare informazioni è l’unico modo possibile? AWARE lancia un dibattito aperto sulla comunicazione della contemporaneità per scoprire i meccanismi che ci fanno sentire perennemente in emergenza e valutare insieme alternative percorribili.
Come state? Davvero, come vi sentite? Come vivete la quotidianità? Riuscite a concentrarvi, studiare, lavorare, uscire, avere rapporti, pensare ai prossimi viaggi e progetti? E come vi rapportate alla realtà “più ampia”, quella che impatta la nostra vita, ma sulla quale non sempre sentiamo di avere un impatto noi stessə? Dove traete informazioni per la vostra opinione: dall’esperienza diretta vostra o di vostri conoscenti studiosi, giornalisti, attivisti? E come vivete quello che la televisione, i giornali, Internet, propongono quotidianamente?
Dopo due anni di covid e due mesi di guerra, abbiamo sentito l’esigenza di fermarci e parlare dei sentimenti che proviamo: confusione, sconcerto, dolore, tristezza, rabbia, ma anche speranza, coraggio, perseveranza, fratellanza, umanità. Sentimenti e pensieri contrastanti di fronte a una realtà che si manifesta come ostinatamente sfuggente di fronte ai nostri tentativi di darle senso e confini. Osservando la nostra esperienza quotidiana, abbiamo visto con chiarezza le tantissime narrazioni di cui siamo “consumatori” volenti o nolenti, consapevoli o meno. E ci è nata una parola nel cuore, per descriverle: feroci. Verbalmente, visivamente, e nei loro effetti sulla nostra psiche. Sul nostro pensiero e sul nostro corpo.
I media italiani sono passati improvvisamente dal covid all’Ucraina con racconti dallo stesso sapore, palesando come il contenuto dell’informazione sia la narrazione stessa. Sensazionalismo, capillare proposizione d’urgenza, semplificazione manicheistica della realtà. Un urlo costante in cui il pensiero dello spettatore si congela, mentre cuore e pancia galoppano. Ed è completamente sdoganata la visione di corpi mutilati e vittime. È indubbiamente uno sguardo preciso sulla realtà. Agito da chi? A che pro?
Se siamo cresciuti tutti con un pensiero critico di orwelliana memoria e le visioni distopiche degli artisti sembrano diventate realtà, urge approfondire: perché viene fatto tutto questo? Come comprenderne le complessità? C’è un’intenzionalità strutturale di manipolazione dell’opinione pubblica? O è “semplicemente” il risultato culturale, collettivamente (e a volte inconsapevolmente) agito, di un inanellarsi di quotidianità pluridecennali che nel 2022 sono giunte a questo? E in cui noi stessi non siamo semplici spettatori, ma agenti, in quanto partecipi di un humus culturale pervasivo?
Ne parliamo mercoledì 8 giugno h18 sulla pagina Facebook di AWARE – Bellezza Resistente con un team interdisciplinare: studiosi di media, comunicazione, geopolitica, economia, antropologia, psichiatria ed un fotoreporter di guerra.
Prenderanno parte alla tavola rotonda:
Francesco Bevilacqua (caporedattore di Italia Che Cambia), Paolo Pietrogrande (socio di Netplan Management Consulting), Martina Moneglia (psichiatra e psicoterapeuta), Alessandro Lugli (esperto di geopolitica), Simone Cerio (fotoreporter e documentarista) e Andrea Camorrino (socio di Proforma ed esperto di comunicazione politica).
Moderano Noel Gazzano (artista e antropologa) e Vincenzo Streppone (traduttore professionista).
Con la speranza di superare il senso di paura e impotenza, agendo uno sguardo critico sulle narrazioni che vediamo e che agiamo noi stessi.