Dal mese di giugno, fino a settembre incluso (2022), in Germania chiunque può viaggiare su tutto il territorio federale al solo costo di 9 euro al mese. Il biglietto è utilizzabile sulla vasta rete pubblica di bus, tram, metropolitana leggera e treni regionali. Si tratta di una misura voluta dal Governo tedesco (una coalizione formata da socialdemocratici, verdi e liberali) per incentivare la transizione verde, limitare l’uso dell’automobile privata, ma anche come strumento eccezionale contro il caro-vita. Una misura molto apprezzata dai tedeschi, così come dai turisti di passaggio: a metà giugno, i biglietti venduti superavano i 16 milioni.
Non male, per un Paese dove il costo dei trasporti è particolarmente caro. Chi viaggia, ad esempio, sulla tratta Düsseldorf-Colonia, che corrisponde più o meno a quella Como-Milano, deve mettere in conto, per un abbonamento mensile, 286 Euro. Un biglietto andata e ritorno, a seconda del tipo di treno che si prende, può costare tra i 20 e i 40 Euro. Nessuna meraviglia dunque se strade e autostrade tedesche sono quotidianamente congestionate dal traffico: stando ai dati forniti dall‘Uffico Federale di Statistica tedesco, solo il 13% di chi si reca al lavoro usa i mezzi pubblici. Il 68% dei pendolari usa l‘auto, mentre i rimanenti usano la bicicletta o vanno a piedi. La scelta dell‘auto, come mezzo privilegiato di trasporto, ha anche altre ragioni. Dal 1955 ad oggi sono stati aboliti più di 15.000 chilometri di binari ferroviari, facendo scomparire intere tratte.
La regionalizzazione delle ferrovie tedesche ha poi fatto il resto, riducendo l’infrastruttura ferroviaria all‘osso, così come come anche il personale. Con conseguenze piuttosto pesanti per i passeggeri: treni in ritardo, spesso sovraffollati, soprattutto i regionali e continui disagi. Il Governo tedesco si trova oggi di fronte ad una rete ferroviaria vecchia e inadeguata rispetto al carico di movimentazione di persone e merci. Nonostante ciò, andando giustamente nella direzione di una mobilità sostenibile, nel 2030 il traffico su rotaia dovrebbe raddoppiare rispetto all‘attuale. E mentre le stime ci dicono che per ammodernizzare la rete e costruire nuovi treni servono 36 miliardi di euro, per ora ne sono stati messi a bilancio solo 13,6. A circa un mese dall‘introduzione del biglietto al costo di 9 euro, le valutazioni sono, per ora, contrastanti: da una parte la soddisfazione della coalizione di governo per l‘alto numero di mensili venduti, così come quella di molti passeggeri occasionali, che si possono permettere di viaggiare con i mezzi pubblici senza spendere un capitale.
Dall‘altro i pendolari, che faticano ancora di più a salire sui treni sempre più in ritardo, se non addirittura soppressi. Chi scrive, pendolare di lunga data nella regione del Nordreno-Vestfalia, nel mese di giugno è già dovuta ricorre all‘auto per raggiungere il luogo di lavoro, perché con il trasporto pubblico non è stato possibile. Nonostante manchino le giuste premesse perché possa essere davvero efficace e utile per un cambio di mentalità e abitudini, l‘offerta di un mensile a prezzi stracciati rimane una straordinaria iniziativa. In molti si augurano che, passati i tre mesi, il Governo tedesco prenda seriamente in considerazione la possibilità di ridurre i prezzi degli abbonamenti dei pendolari, accelerando il processo di potenziamento della rete ferroviaria.
Il tentativo tedesco di „sfidare“ il traffico su strada in realtà non è una novità in Europa, affiancandosi ad altre scelte ben più radicali e di lunga durata. Nel Gran Ducato del Lussemburgo, ad esempio, da marzo 2020, tutti i mezzi pubblici sono completamente gratuiti, sia per gli abitanti sia per i turisti. A Tallinn, capitale dell‘Estonia, dal 2013 bus e tram sono completamente gratuiti per i residenti.
Luciana Mella, ecoinformazioni