Milorad Dodik, leader serbo-bosniaco e membro della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina ha partecipato all’ “International Economic Forum” che si è svolto a San Pietroburgo tra il 15 e il 18 giugno.
In occasione di questa manifestazione Dodik ha potuto incontrare il presidente russo Vladimir Putin e con lui ha avuto un colloquio su vari temi sia di politica internazionale, sia di politica interna alla Bosnia-Erzegovina ed in particolare riguardo l’entità statale serbo-bosniaca, la Republika Srpska.
La guerra in Ucraina e la NATO
Fra i temi del colloquio fra i due leader non poteva sicuramente mancare la guerra in Ucraina e le sue inevitabili conseguenze: Putin ha rassicurato Dodik riguardo i rapporti diplomatici, economici e commerciali fra la Russia e la Republika Srpska.
Sebbene la Bosnia-Erzegovina si sia allineata all’UE nelle sanzioni contro la Russia, Dodik ha nuovamente ribadito in questa occasione la sua contrarietà, aggiungendo che “non consentirà la firma di alcun documento politico che possa in alcun modo qualificare i conflitti in Ucraina”.
Riguardo la crisi nei rapporti fra la Russia e l’Occidente, Dodik ha dichiarato: “L’Occidente ignora le paure e le preoccupazioni di cui la Russia ha ripetutamente parlato, le preoccupazioni per il timore giustificato di avvicinare le infrastrutture militari ai suoi confini. Così il mondo è entrato in conflitto in Ucraina”. Rilasciando in seguito un’intervista all’emittente pubblica della Republika Srpska, Dodik ha poi aggiunto: “La Russia rimane un fattore molto importante nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nel processo decisionale nel mondo”.
Commentando invece la situazione legata alla richiesta di indipendenza delle regioni di Donetsk e Luhansk, Dodik le ha paragonate alla Repubblica serba nella Krajina croata, creata durante il conflitto nella ex Jugoslavia nei primi anni Novanta, e poi dissoltasi con la fine della guerra e a parere di Dodik “sotto la pressione dell’Occidente e dei croati”. Dodik ha anche ricordato i bombardamenti della NATO sulla Serbia nel 1999 nel corso del conflitto in Kosovo e li ha paragonati all’odierno invio di armi all’Ucraina da parte degli stessi paesi occidentali.
Il ruolo della Russia nella Bosnia post Dayton
Durante l’incontro si è parlato anche del ruolo della Russia come “garante della pace” all’interno degli Accordi di Dayton firmati nel 1995 che posero fine alla guerra in Bosnia-Erzegovina. La Russia, insieme agli Stati Uniti e alcuni paesi europei, e’ stata tra i garanti della firma degli Accordi. Non si tratta di un ruolo secondario essendo in discussione da anni la possibilità di modificare il testo degli Accordi in vari punti soprattutto dove si descrive l’assetto istituzionale del paese.
In tema economico-commerciale, durante l’incontro, che Dodik ha definito: “la continuazione delle nostre continue relazioni reciproche”, il presidente Putin ha garantito che le forniture energetiche per la Republika Sprska proseguiranno senza variazioni di prezzo ed ha inoltre rilanciato il progetto di costruzione di un gasdotto e di due centrali elettriche a Prijedor e a Banja Luka. Putin, a tal proposito, ha invitato Dodik ad un nuovo incontro a settembre per continuare a discutere di questi progetti.
I riflessi in Bosnia-Erzegovina
Come affermato dallo stesso Dodik le relazioni diplomatiche fra l’entità serba di Bosnia e la Russia non nascono certo adesso e non rappresentano quindi una novità. Ciò che invece negli ultimi cinque mesi è invece profondamente mutato in senso negativo sono i rapporti diplomatici e geopolitici internazionali. La Bosnia-Erzegovina con la sua complessa conformazione etnica e politica forse più di altri paesi sta soffrendo la guerra in Ucraina e soprattutto la crisi nei rapporti diplomatici fra la Russia, vicina alle istanze serbo-bosniache, e l’Occidente verso cui tendono con favore invece croati e musulmani di Bosnia.
In un paese ancora profondamente ferito e colpito psicologicamente dalla guerra di fine anni Novanta la gente è tornata a parlare di guerra e di secessione. Le divisioni interne fra le due entità statali sono molteplici e provengono da lontano nel tempo: la Republika Srpska cerca da anni, con più o meno vigore, di rendersi sempre più indipendente dallo Stato centrale e più volte negli anni passati lo stesso Dodik ha invocato un referendum per l’indipendenza.
La situazione politica ed economica del paese è molto difficile e caratterizzata da corruzione, stagnazione politica e da un altissimo tasso di disoccupazione. La crisi internazionale e lo spettro della guerra si aggiungono quindi ad una già complessa situazione, radicalizzando ancora di più le posizioni politiche delle diverse etnie e allontanando il paese dalle riforme politiche e istituzionali necessarie per scongiurare la crisi economica e probabilmente anche la secessione.
(East Journal, Andrea Mercurio)