Il panorama politico dei paesi occidentali si caratterizza attraverso pratiche democratiche di stampo parlamentare, fondate sull’alternanza di governo tra schieramenti di destra e di sinistra. Vogliamo fare una disamina di ordine generale sulle differenze e le contiguità che caratterizzano i due schieramenti sul piano politico e culturale, con riferimento privilegiato al contesto europeo, per dimostrare la loro equivalente funzionalità al dominio di capitale, pur se espressa spesso (ma non sempre) in modi e forme differenti.
LE DESTRE
Il fronte delle destre è caratterizzato, come sua cifra peculiare, dal suo essere votato allo IDENTITARISMO TRADIZIONALISTA e a volte anche REAZIONARIO, che viene coniugato in tutte le sue possibili determinazioni. Identitarismo razziale, nazionale, localistico, culturale, sessuale, religioso, etc.
Va sottolineato tuttavia che, malgrado la molteplicità delle sue forme espressive, la ricerca di una identità forte in cui riconoscersi, alla fine trova il suo elemento di coagulo e sintesi nella IDENTITA’ OCCIDENTALE, che viene coniugata in termini di nostalgico ritorno ai valori tradizionali della nostra storia e della nostra cultura. Quei valori che stavano alla base della società del passato, vissuta come l’età dell’oro e della felicità perduta. I vecchi valori che vanno ripristinati in opposizione ad una modernità senza punti cardinali e con la pretesa di voler affermare diritti puramente individuali e disgregatori dello spirito della comunità. L’esito politico comporta tra l’altro: lotta all’aborto e alle unioni omosessuali con esaltazione della famiglia tradizionale; negazione dei diritti delle minoranze; difesa dell’identità nazionale e affermazione del sovranismo nelle dinamiche della politica internazionale; lotta alle migrazioni e alla promiscuità razziale, camuffata spesso da difesa degli interessi economici della nazione.
Ovviamente questi valori identitari possono essere interpretati in maniera diversa, e con maggiore o minore intensità, nei singoli paesi occidentali e dalle singole formazioni politiche, adattandoli magari a situazioni contingenti e locali, ma senza che mutino le loro caratteristiche di fondo.
I punti di forza delle destre identitarie si possono sintetizzare in due differenti questioni. La prima è il bisogno di sicurezza attraverso l’adesione a valori sperimentati, che si genera maggiormente nelle fasi di incertezza storica legata a pericoli di crisi economica, politica o culturale. La mancanza di aspettative e il conseguente pessimismo sul tempo che ci attende, sono un ottimo alleato delle politiche tradizionaliste e identitarie delle destre. Non è un caso che le destre siano particolarmente agguerrite e forti di un significativo consenso popolare in Italia, paese che vive una lunga decadenza, senza che al momento si possano intravedere spiragli di luce.
Il secondo punto di forza delle destre è legato al fatto che tutte le logiche identitarie hanno un implicito rimando a quel “bisogno di comunità” che è una condizione naturale dell’essere umano, che tende a riconoscersi attraverso la somiglianza e la corrispondenza che lo lega ai suoi simili. Questo senso della comunità si accentua nelle fasi di crisi e di pericolo. Il guaio è che la destra interpreta il bisogno di comunità (in sé giusto) in senso fortemente restrittivo ed escludente, il che implica quelle pratiche politiche caratteristiche dello AUTORITARISMO REPRESSIVO, che sono comunque nel DNA delle destre, e che a volte, ma non sempre, si rifanno a inconfessabili simpatie per le dittature del passato. Nell’ambito delle destre istituzionali e di governo vi è infatti, in molti paesi dell’occidente europeo, una evidente componente nostalgica che si esprime attraverso forze connotate in senso POST FASCISTA, che possono svuotare di fatto diritti e libertà, magari senza cancellarli sul piano formale e legale. Diverse sono quelle forze in cui il richiamo al passato è esplicito e che definiremmo NEO FASCISTE, e che in Europa agiscono in genere fuori dalle istituzioni. Mentre negli USA movimenti apertamente reazionari legati al suprematismo bianco e a una visione superominica stanno nel Partito Repubblicano e hanno già raggiunto nel passato recente la presidenza con Trump.
Grazie a queste scelte di tipo tradizionalista le destre, pur essendo ovviamente del tutto interne alle dinamiche del comando capitalista anche nella sua attuale caratterizzazione neo liberista, a livello del puro inganno propagandistico, possono apparire come le sole che allo sfrenato egoismo individualista e competitivo, che comunque e per altro verso accettano e fomentano come condizione necessaria dell’affermarsi del libero mercato, affiancano e sommano, e se necessario enfatizzano, un egoismo identitario, legato all’appartenenza di gruppo. Da questo egoismo identitario nascono spesso ipotesi e pratiche politiche di stampo populista, con le quali le destre riescono sovente a interloquire con strati sociali impoveriti e in difficoltà, spesso anche con più efficacia rispetto a quanto non sia in grado di fare l’attuale sinistra.
LE SINISTRE
La sinistra istituzionale e governativa, che in Europa è di antica ascendenza socialdemocratica (ancora rivendicata) o in qualche caso comunista (invece rinnegata), con l’aggiunta di formazioni più recenti in genere riferibili alle battaglie ambientaliste, si caratterizza in realtà oggi come un insieme di FORZE CENTRISTE E LIBERALI, o meglio POST LIBERALI.
Il cambiamento di pelle di questa (cosiddetta)sinistra avviene tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta in concomitanza con la dismissione delle politiche keynesiane e l’affermarsi del paradigma neo liberista. Il processo a livello globale si è affermato innanzitutto nel mondo anglosassone grazie alle politiche della destra conservatrice di Reagan negli USA e della Thatcher nel Regno Unito. Immediatamente a seguire, nel continente europeo, sono state invece proprio le sinistre a promuovere le nuove politiche restrittive e antipopolari, abbandonando il fragile riformismo che le aveva caratterizzate. Questo passaggio è particolarmente rilevante nel nostro paese e giunge a completa realizzazione negli anni novanta a seguito della nascita della cosiddetta seconda Repubblica. E’ stata la sinistra ad avere avviato quel cambiamento che ha mutato in peggio il volto del paese. In pochi anni è stata smantellata l’industria di Stato e svenduto ai privati il suo enorme patrimonio. Contemporaneamente sono state fortemente ridimensionate le politiche del welfare, con gravi ricadute per scuola, sanità e previdenza.
In seguito, una volta intrapresa la via del neoliberismo, la sinistra ha finito per diventare nel corso degli anni recenti, con sempre maggiore convinzione, la paladina del RIGORISMO ECONOMICO, rivendicando per sé il ruolo di garante dei criteri di compatibilità economica e di sistema, legati al ricatto del debito, nella cui logica lo stesso imperativo della crescita, che in epoca fordista era considerato sinonimo di benessere, finisce col diventare strumento di sussunzione, appropriazione e rapina.
In pratica la crescita si sgancia dall’idea che si possa migliorare la qualità della vita, per diventare produzione coatta di ricchezza già espropriata, attraverso diritti di proprietà preventivamente acquisiti grazie ai meccanismi del debito.
Il rigorismo economico è la supina accettazione della schiavizzazione dell’uomo indebitato, di cui la (finta)sinistra si fa paladina coniugandolo, efficacemente, con l’ideologia del LEGALISMO RESPONSABILE di stampo perbenista, figlio dell’idea che il sistema esistente sia il migliore dei mondi possibili, e per ciò stesso sacro ed inviolabile.
Come appare ormai ovvio, il cambiamento di orientamento politico è stato accompagnato da una mutazione nei riferimenti valoriali. Le cosiddette “libertà formali” hanno assunto un ruolo sempre più significativo, mentre sono stati sempre più messi all’angolo quei diritti sociali, che in passato avevano caratterizzato tutte le battaglie della sinistra storica di stampo riformista.
Ma la cosa più grave consiste nel fatto che la lettura degli stessi valori liberali avviene attraverso la trasfigurazione operata dai dettami della governance neo liberista. La libertà non solo e non tanto come diritto, ma come dovere di autoaffermazione competitiva dell’individuo, inteso come egoistica monade sociale. In questo passaggio le (cosiddette)sinistre hanno perso il vecchio senso della solidarietà di classe e militante e con esso qualunque tipo di ipotesi comunitaria.
Allontanandosi sempre di più dai bisogni e dal sentire dei ceti popolari, e ormai incapaci di promuovere politiche di riscatto sociale, le sinistre, in versione di centro post liberale, hanno ormai assunto come soggetto sociale di riferimento l’uomo medio del ceto medio e medio alto. (fatte salve sparute minoranze, “nostalgiche” del vecchio progressismo riformista, che senza alcuna speranza, giocano la carta dell’entrismo, sperando nel ritorno dei vecchi valori. M la trasformazione della vecchia sinistra è ormai genetica ed irreversibile).
In questo gioco, in cui la dichiarata adesione ai valori dell’occidente in termini di libertà e democrazia finisce con l’includere la incondizionata accettazione del libero mercato e delle sue leggi, la sinistra si pone come del tutto organica alla propensione imperiale e imperialista degli Stati Uniti e dell’occidente. Quell’intreccio di inganno e dominio in cui democrazia e diritti umani (valori in realtà prodotti in lunghi processi di conquiste rivoluzionarie) vengono svuotati di contenuti per divenire le bandiere di una presunta superiorità dei nostri modelli di vita da imporre al mondo, se necessario anche con la forza e la guerra.
ANNOTAZIONE CONCLUSIVA
Non sarà un caso se in ogni vicenda di guerra e di sopraffazione e conquista di cui siamo protagonisti come mondo occidentale, destra e sinistra fanno a gara per dare il loro incondizionato sostegno al fragore delle armi. Entrambi gli schieramenti d’altra parte sostengono LA SUPERIORITA’ DELL’HOMO OCCIDENTALIS, sebbene la destra esaltandone i valori tradizionali e la sinistra i principi liberali. Gli esiti spesso non sono molto diversi, e purtroppo in ogni caso nefasti.