Secondo una consuetudine che si ripete puntualmente ogni anno, luglio ed agosto si trasformano in mesi bollenti per la scuola. La “supplentite”, questa malattia tutta italiana, raggiunge l’apogeo in un crescendo di parossismo tragicomico.
La scuola italiana si regge sulle migliaia di docenti che aspirano ogni anno ad una cattedra ma per ottenerla dovranno sottoporsi ad una sorta di calvario che inizia in primavera e proseguirà per tutta l’estate. In questo lasso di tempo non avranno un attimo di respiro, subissati da scadenze continue.
Se provassimo a spiegare ad un docente straniero quale iter tortuoso deve seguire un suo collega italiano per ottenere una cattedra, credo difficilmente capirebbe. La mancanza di un serio meccanismo di reclutamento nel sistema scolastico italiano ha fatto sì che si gonfiassero in maniera abnorme negli anni le graduatorie per il conferimento di incarichi annuali, un sistema confusionario e poco trasparente con norme che cambiano di anno in anno e talvolta di difficile interpretazione. Le immissioni in ruolo autorizzate sono di gran lunga inferiori alle cattedre vacanti, soprattutto nelle regioni del Nord dove migliaia di posti rimangono vuoti, tanto che il fenomeno del precariato non solo non accenna a diminuire, ma si è aggravato in alcune discipline come quelle scientifiche, nelle quali la carenza di laureati è maggiore; per coprire il numero di posti disponibili per le cattedre di sostegno poi, le scuole sono costrette ad assumere anche docenti senza alcun titolo di specializzazione. A farne le spese sono i tanti studenti che devono aspettare a volte mesi dall’inizio dell’anno scolastico l’arrivo di un supplente.
Neanche i concorsi, che ogni governo al suo esordio promette invano di svolgere con regolarità, riescono a coprire il fabbisogno di cattedre; gli ultimi peraltro, avviati nel 2020 e interrotti varie volte durante la pandemia, sostituiti in corso d’opera da una prova selettiva a quiz (con risposte spesso declinate in modo poco chiaro o addirittura errato), si sono trasformati in una vera e propria débâcle per l’alto tasso di non ammessi tra i partecipanti, con una copertura dei posti disponibili addirittura inferiore al 50% e una scia di polemiche, strascichi giudiziari e critiche ad un Ministero che non è stato in grado di organizzare una corretta selezione degli aspiranti docenti
E così anche quest’anno, inesorabilmente, si ripropone l’emergenza delle cattedre vuote e delle migliaia di precari che si spostano su tutto il territorio nazionale; docenti che prendono servizio a settembre, bene che vada, o spesso ad anno scolastico inoltrato, per essere licenziati al termine delle lezioni, sballottati in scuole diverse da un anno all’altro, senza alcuna garanzia di stabilizzazione, con buona pace della continuità didattica e del diritto per gli studenti ad avere lo stesso docente negli anni. Per questa reiterazione di contratti temporanei, senza che a questi segua una assunzione definitiva, l’Italia è stata più volte richiamata dalla Commissione europea per abuso di precariato, ma neppure le minacce di sanzioni hanno interrotto il circolo vizioso che ad ogni nuovo anno scolastico si ripete.
Nonostante il calo demografico e la conseguente diminuzione del numero di studenti, le previsioni per quest’anno si avvicinano e forse superano le 150mila supplenze, assegnate, dopo il periodo della pandemia, attraverso una procedura informatica che garantirebbe, secondo gli esperti del Ministero, un servizio efficiente e semplificato ma che ha al contrario trasformato l’estate dei precari in una vera e propria via crucis. Il controllo delle domande inserite dai docenti e del punteggio con il quale concorreranno per una supplenza, viene demandato dal Ministero ad alcune scuole delle province interessate. Ma i numerosi errori di attribuzione hanno costretto i docenti ad estenuanti ricorsi agli uffici scolastici territoriali, peraltro non sempre risolti positivamente e molte scuole hanno dovuto attendere le decisioni dei tribunali per modificare i punteggi.
Come se questo non bastasse, nelle due settimane a cavallo del Ferragosto, il Ministero ha aperto per gli aspiranti supplenti la possibilità di inserire un ordine di preferenza delle scuole che un algoritmo assegnerà incrociandole con il punteggio del candidato. Scelte fatte al buio, poiché nel caos degli errori e dei ricorsi sul punteggio assegnato, le graduatorie in molti casi vengono modificate e ripubblicate, mentre poco e nulla si sa delle cattedre disponibili nelle sedi. Talvolta si arriva all’assurdo di ritrovarsi scavalcati dopo anni di precariato, per errori materiali delle scuole o addirittura si scopre di essere scomparsi da alcune graduatorie, ma non sempre il punteggio viene rettificato prima dell’assegnazione delle cattedre.
Adesso, chiuse le istanze per la scelta delle scuole, non rimane che godersi più o meno una settimana di meritate vacanze, prima di iniziare a controllare se si sia ottenuta una cattedra: l’ordinanza infatti è chiara, la pubblicazione degli elenchi dei candidati e delle scuole assegnate, da parte degli uffici scolastici, equivale al conferimento della nomina; chi non si presenterà nella scuola sede dell’incarico, verrà escluso dalle graduatorie per l’intero anno scolastico e non potrà ottenere altra supplenza. Sorte peggiore toccherà a chi, dopo aver preso servizio per un qualche motivo, anche grave, sia costretto a rinunciare: in questo caso l’esclusione avverrà per tutto il periodo in cui le graduatorie saranno valide, di solito un triennio.
Migliaia di precari trascorrono così l’estate in attesa di una supplenza che un misterioso algoritmo potrebbe assegnare loro, nei casi più fortunati, entro fine agosto, in tempo per prendere servizio già il primo settembre. Molti di loro che, pur di lavorare, hanno scelto una provincia lontana dalla residenza dove scarseggiano i docenti disponibili ed è più facile ottenere un incarico, dovranno anche organizzare in pochi giorni una trasferta con conseguente ricerca di alloggio per sé e forse anche per la famiglia, molti rinunciano, perché lo stipendio di un supplente non consente di affrontare tali spese.
Il Ministro Bianchi ha promesso per il futuro un nuovo sistema di reclutamento inserito nella Legge n. 79, appena approvata dal Parlamento, ma si tratta di un vero e proprio percorso ad ostacoli per gli aspiranti insegnanti, che prevede tempi estremamente lunghi per l’acquisizione dei titoli necessari, un concorso da superare e una valutazione finale dopo un anno di prova, chissà se tutto ciò realizzabile con il nuovo governo.
Nel frattempo, altro giro, altra corsa, in attesa della prossima estate bollente.