Il 31 agosto l’Ufficio dell’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani ha pubblicato il rapporto, lungamente atteso, sulle gravi violazioni dei diritti umani commesse dalla Cina nella Repubblica autonoma uigura dello Xinjiang.
“Queste 46 pagine descrivono la dimensione e la gravità delle violazioni dei diritti umani, che Amnesty International aveva già qualificato come crimini contro l’umanità. Si capisce chiaramente perché il governo cinese abbia esercitato così tante pressioni sulle Nazioni Unite perché le nascondessero”, ha commentato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
“L’imperdonabile ritardo con cui questo rapporto è stato diffuso resterà una macchia nella storia delle Nazioni Unite, ma non deve deviare l’attenzione dal suo significato. Esso riflette le denunce di Amnesty International e di altre organizzazioni per i diritti umani sulle torture, sulla violenza sessuale e su quella di genere. Soprattutto, evidenzia che “per la loro dimensione, le detenzioni arbitrarie e discriminatorie degli uiguri e di altri gruppi prevalentemente musulmani possono costituire (…) crimini contro l’umanità”, ha sottolineato Callamard.
“Ora che questo rapporto è finalmente diventato pubblico, chiediamo al Consiglio Onu dei diritti umani di istituire un meccanismo indipendente internazionale per indagare sui crimini di diritto internazionale e sulle altre gravi violazioni dei diritti umani in corso nello Xinjiang. È dovere morale di tutti gli Stati membri promuovere occasioni per discutere del rapporto e istituire tale meccanismo, altrimenti si troveranno dalla parte sbagliata della storia. Il governo cinese dev’essere chiamato a rispondere dei crimini contro l’umanità e le persone sospettate di esserne responsabili devono essere identificate e portate di fronte alla giustizia”, ha proseguito Callamard.
“Il costante diniego, da parte di Pechino, che vi fosse una crisi dei diritti umani nello Xinjiang è ulteriormente privo di senso ora che vi è un’altra conferma dei crimini contro l’umanità. Chiediamo alle autorità cinesi di rilasciare tutte le persone detenute arbitrariamente nei campi o nelle prigioni, di porre fine alla persecuzione degli uiguri, dei kazaki e delle altre minoranze prevalentemente musulmane nello Xinjiang e consentire pieno accesso a osservatori e ispettori indipendenti sui diritti umani”, ha concluso Callamard.
Ulteriori informazioni
A partire dal 2017 è emersa una sempre più corposa documentazione sulla repressione perpetrata dalle autorità cinesi, in nome della lotta al terrorismo, nei confronti degli uiguri, dei kazaki e di altre minoranze prevalentemente musulmane dello Xinjiang.
Nel 2021 un lungo rapporto di Amnesty International ha definito crimini contro l’umanità gli imprigionamenti di massa, le torture e le persecuzioni perpetrate dalle autorità cinesi
La campagna “Free Xinjiang Detainees” di Amnesty International contiene a oggi 120 nomi, una piccola parte di quel milione, se non forse di più, di persone detenute arbitrariamente nei campi d’internamento e nelle prigioni dello Xinjiang.