Sono andato a trovare Maria Luisa che con il suo compagno vive in uno storico rimorchiatore ormeggiato sull’isola della Certosa a Venezia perché avevano aderito alla 24 ore per Assange. Da lì è nata una chiacchierata che abbiamo insieme trasformato in una intervista sulla loro bellissima iniziativa di una Biblioteca Galleggiante.
Come è nata l’idea?
Noi abitiamo su questo rimorchiatore dismesso da vari anni il mio compagno Paolo ed io. Paolo aggiusta motori delle barche ma per passione e divertimento è scultore; la barca qui accanto è il suo laboratorio. Durante il covid abbiamo sentito tutto l’isolamento e ci siamo detti che ognuno deve dare una risposta. Chi ci ha venduto il rimorchiatore ci ha lasciato tutto quello che c’era dentro tra cui una notevole quantità di libri che, uniti ai nostri, abbiamo messo in esposizione sul ponte, creando una piccola biblioteca consultabile gratuitamente.
Come funziona?
La Biblioteca galleggiante è aperta tutti i giorni dispari della settimana, il pomeriggio; in più organizziamo delle presentazioni di libri il sabato o la domenica di solito, ovviamente finché la stagione lo permette. In quelle occasioni prepariamo un piccolo aperitivo; anche questo è tutto gratis, lo precisiamo perché qualche volta qualcuno ha pensato che fosse un’attività in affitto.
Perché lo fate?
Il nostro guadagno è un guadagno umano, in termini di relazioni, di calore, di quella socialità che si sta perdendo. Io avevo un negozio in centro a Venezia, ho deciso di venderlo e dedicarmi ad altro; recentemente ho disegnato un paio di occhiali ispirati alle gondole, Paolo fa le sue sculture. Ci sono cose che si fanno per vivere ed altre che danno senso alla propria vita. I libri danno una mano al senso della vita e sono anche una buona scusa per stare insieme, fare due chiacchiere, approfondire temi, scambiarsi idee.
Cosa farete per la 24 ore per Assange il 15 Ottobre?
Stiamo pensando a un piccolo concerto, da noi spesso la musica è di casa, poco tempo fa abbiamo presentato un libro su Vivaldi. In ogni caso una cosa affettuosa perché il caso di Julian è anche una grande ingiustizia umana nei suoi confronti, oltre che un pericolo per la libertà di inchiesta e di informazione che abbiamo visto così martoriata negli ultimi tempi.