Pongono un problema serio le dichiarazioni in aula da parte della rappresentante dell’Avvocatura dello Stato
Durante la prima udienza del processo, la rappresentante ha dichiarato che i Ministeri dell’Interno e della Difesa si sono costituiti parte civile, ovvero intendono essere risarciti, a causa degli effetti della prolungata esposizione ai lacrimogeni ai quali sono stati sottoposti gli agenti a causa delle azioni di protesta degli imputati.
La prima questione riguarda gli agenti: appare di tutta evidenza, stante la dichiarazione, che gli agenti non hanno dotazioni di sicurezza sufficienti a proteggerli dall’azione di strumenti regolarmente dati loro in dotazione.
Questo di fatto pone lo Stato nella condizione di essere chiamato a rispondere in una causa legale da parte degli agenti stessi, lavoratori dello Stato e dipendenti da quei ministeri.
Ma pone una questione ben più ampia: la tossicità, che appare a tutti gli effetti implicitamente dichiarata dall’Avvocatura dello Stato, implica che, per il mero mantenimento dell’ordine pubblico, quei ministeri hanno dotato gli agenti di strumenti pericolosi per la salute collettiva: degli agenti stessi, dei manifestanti e dei cittadini che, seppur non direttamente coinvolti nelle manifestazioni, per molteplici cause ne possono venire a contatto, giornalisti compresi.
Un altro “cortocircuito”? Parola sempre più ricorrente quando si parla dei fatti “di piazza” del torinese.